| No, non ho trovato nessuno di voi. A grande richiesta pubblico un po' di resoconto della serata.
Battiato+Nath a Trieste è stata la prima tappa di una mia due giorni musicale friulana: seconda tappa il superfestival di musica indipendente Villa Tempesta a Codroipo (UD). Ad accompagnarmi Francesca, un'amica che non vedevo da tempo, una brava pianista appassionata di Laura Nyro che conosce la Nostra solo un pochino.
Serata a Trieste splendida. Location, ancora di più. Forse Piazza Unità d'Italia è la più bella piazza del nord est. Anche più di Piazza San Marco a Venezia.
Nath ha suonato una mezz'oretta, ad occhio. Esecuzione impeccabile. In scaletta, più o meno in quest'ordine se la memoria non mi inganna: Intimate Colours, Vivo sospesa, Lungo le sponde del fiume, Nello specchio, Sogno freddo, In punta di piedi. Scelta un po' intimista insomma, così come la formazione a due con il violoncello, che secondo me forse non si adattava a pieno con la magnificenza del "contorno": il duo forse funziona meglio nei posti piccini. La mia amica ha notato felice i richiami a Jeff Buckley in Intimate Colours.
Ho sperato in un miracolo, ovvero in un memorabile duetto Nathalie-Battiato sulle note di I treni di Tozeur o Alexanderplatz (quest'ultima poi a Trieste ci stava da dio), ma non è avvenuto. Il Maestro mi ha comunque sorpreso, è stato un concerto assai meno ingessato di quanto pensassi e i tanti ragazzi presenti hanno ballato di brutto i pezzi più famosi e ballabili in scaletta.
A fine concerto ho detto a Francesca: "Vedrai che quelle quattro spugne non resistono alle tentazioni della movida triestina"... Mentre svernavamo qualche minuto coi fan che aspettavano inutilmente Battiato, ho notato Stefano Cabrera, col violoncello a mo' di zaino, sembrava quasi uno studentello del conservatorio...
Ci siamo così lanciati in una divertente caccia all'uomo (anzi, alla donna) per le vie limitrofe alla piazza piene di gente. Dopo pochissimi minuti mi sono ritrovato davanti lo studentello citato prima. Poi Pulcini, Sandrone... E lei, che magrolina, vestita così leggera e senza anfibi di botta neanche la riconoscevo.
"Ehm... Ciao Nathalie!"
Si è girata. E mi ha salutato per nome! Mi ha lasciato veramente basito il fatto che se lo ricordasse, visto che ci siamo parlati si e no due minuti tre mesi fa a Padova, e allora mi sono presentato con un "Io sono quello che ti doveva intervistare"!
Baci, presentazioni. La mia amica è stata sincera: "Io in realtà non ti conosco molto!" Pur avendo una fotocamera quasi a portata di mano non ho voluto rovinare un momento così catartico con una banale richiesta da fan e quindi la mia foto con lei resta ancora nei progetti futuri. Le ho lasciato i saluti del resto della ciurma, abbiamo fatto due parole in croce finché il Sandrone se n'è uscito con un "A ragà, me dispiace ma ve la devo proprio portà vvia!"
L'ho salutata con un bel "Ci vediamo a Majano". Sandrone ha quindi ripreso la strada e gli altri dietro, tra l'altro attraversando una stradina a senso unico nella confusione, nonostante il grosso omino rosso sul semaforo, che per poco un Suv non li prende sotto tutti...
Dato che la nostra auto era nella stessa direzione li abbiamo seguiti per qualche minuto, giù per i vicoletti quasi deserti raccontati da Umberto Saba. Finché il Sandrone deve aver sbagliato strada, hanno fatto dietrofront e abbiamo incrociato di nuovo i nostri sguardi. Due ragazze che passavano di là hanno visto la scena e si sono guardate, pensierose. Il loro sguardo sembrava dire: ma forse quella la conosco?
La cosa bene o male è finita lì, non ci sembrava simpatico fare gli invadenti, e dopo qualche attimo di esitazione abbiamo deciso di andarcene. In fondo il nostro obbiettivo l'avevamo raggiunto.
E' stato un dopo concerto molto divertente, e anche Francesca si è detta assai contenta.
Comunque ho capito a cosa servono gli anfibi a Nath: a mantenere i piedi per terra, e non solo metaforicamente. Se ci fosse stata un po' di bora, vedevi te come disegnava cerchi nell'aria! |
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